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  • Immagine del redattoreGiuseppe Ventrone

Filosofia: Non solo racconti ma qualche punto fermo

Aggiornamento: 15 apr 2019

Va di moda il termine "narrazione" con il quale si allude alla propria visione di un evento o di un concetto, articolata in base al punto di vista, a ciò che si "sente" emotivamente, al racconto più o meno suggestivo che se ne fa. Tale sensazione sembra in grado di legittimare i comportamenti più svariati e bizzarri che si parli di etica o di politica, in assenza di uno stabile criterio di riferimento alla verità. Ma siamo proprio certi che sia così?

Il paradigma debole del pensiero contemporaneo ha considerato inevitabile e liberatorio dichiarare la fine dei fondamenti universali in nome della singolarità. Tale atteggiamento si giustificava epistemologicamente con la scoperta della stretta connessione tra le condizioni emotive e contestuali del soggetto e l'elaborazione delle idee; sembrava inoltre funzionale all'esigenza democratica di abbattere le politiche autoritarie in nome dei diritti civili individuali.

Tuttavia, la singolarità non esaurisce ogni aspetto del processo conoscitivo; non cancella la dimensione dell'universalità. La considerazione della pluralità dei metodi e della possibilità di sceglierli in base all'obiettivo di ricerca non cancella, ad esempio, la coerenza interna di un sillogismo; l'accuratezza di un'indagine empirica; la precisione di una ricostruzione storica. La variabilità dei contenuti e dei progetti esistenziali non annulla l'universalità per lo meno formale della verità, nel senso della sua comunicabilità; nell'individuazione di un'intenzionalità. Se si perde il senso della specificità della persona umana in quanto dotata di ragione o potenzialmente tale, si giunge all'assurdo paradosso dei ricercatori A. Giubilini e F. Minerva che, nel 2012, sul "Journal of Medical Ethics", arrivano ad ipotizzare l'aborto post-nascita.

In breve, se la ragione contemporanea ha scoperto la complessità, non per questo ha cessato di esistere, in quanto ciò comporterebbe di conseguenza l'abbandono di ogni possibilità di scienza o di giudizio, rendendo impraticabile anche la diagnosi del clinico e la sentenza di un tribunale. Lo scetticismo che serpeggia in molte correnti di pensiero contemporanee finisce poi per lasciare il campo ad un ritorno dei fanatismi o per accompagnarsi in modo complementare all'assolutizzazione della tecnica alla quale contraddittoriamente si affida il ruolo magico di salvare l'uomo dall'incertezza.

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